L’Ospedale nel museo
Il prof. Enzo Bergami già direttore del S. Spirito, ha illustrato la magnifica storia dell’Ospedale che sorge sulla “schola Saxoniense” sul Lungotevere di Roma
PERCHÉ S. SPIRITO IN SASSIA?
Con questo interrogativo il prof. Enzo Bergami, autore di pregevoli opere di informazione e di valorizzazione storico-culturale, ha iniziato ad illustrare, ad un folto gruppo di visitatori, la storia dell’Ospedale S. Spirito. “Nel 1198 – ricorda Bergami – eletto papa, Innocenzo III (Lotario, della famiglia dei Conti di Segni) decide di edificare un ospedale nella zona della Basilica di San Pietro. La scelta del terreno cade sull’area occupata dalla cosiddetta “Schola Saxorum” (una delle diverse schole peregrinorum, ossia ospizio per i pellegrini in visita a San Pietro per pregare sulla tomba del Santo in vista di ottenere agevole accesso al Paradiso). La suddetta “schola”, fatta costruire dal re sassone Ina, nel 727 dC, era destinata ad ospitare i pellegrini provenienti dall’Inghilterra che soggiornavano a Roma per lunghi periodi prima di fare ritorno ai luoghi d’origine.
La sconfitta dei Sassoni da parte dei Normanni (battaglia di Hasting 1066) essendo questi ultimi di religione non cattolica, inaridisce del tutto l’afflusso di pellegrini dall’Inghilterra producendo di conseguenza il degrado e l’abbandono dell’ospizio Saxorum. Solo l’iniziativa del Papa recupera l’area, altrimenti destinata alla devastazione. Questa dunque la ragione dell’appellativo “in Sassia” di cui l’ospedale si fregia fin dalle origini.
MA PERCHé QUESTA SCELTA Di INNOCENZO III?
Da molti indizi appaiono rilevanti le esigenze di migliorare la consistenza della “politica sanitaria della Chiesa”. «L’Ospedale ci ricorda Bergami sempre riferendosi al Santo Spirito – ricovera circa 300 infermi ed assiste circa 700 poveri, fornendo loro cibo, vestiario, ed in qualche occasione anche denaro.
Vengono accolti bambini non accettati dalle madri ed allevati fino all’età dell’autonomia, insegnando loro un mestiere. Le ragazze vengono mantenute fino al matrimonio. Anche le prostitute, purché pentite, sono accettate.
In questa ottica meglio si comprendono i perché della scelta innocenziana: offrire assistenza e cura, alla maggiore portata del pubblico, in un epoca nella quale gli “ospedali” sono in genere case di signori regalate alla Chiesa per essere convertite in nosocomi. Teniamo presente infatti che nella zona della Basilica di S. Pietro risiedeva già allora quella che oggi si definirebbe una “comunità ad alto rischio” costituita dai pellegrini provenienti dall’Europa e dall’Africa (i così detti romei) che si trattengono a Roma, in soggiorno prolungato e che veniva richiamando un crescente insediamento urbano. Nessuna meraviglia dunque se nel contesto dato si presentassero problemi drammatici, ivi compresa l’assoluta necessità di arginare la criminale “abitudine” di abbandonare e di disfarsi degli infanti, non voluti o non attesi. Anche se da ritenersi una leggenda, è del pari sintomatico il racconto della tradizione che vuole Innocenzo III folgorato da un evento che lo avrebbe indotto alla scelta di edificare il nuovo ospedale. Racconta il Bergami: «Il Papa cade malato. Prega Iddio e gli compare un angelo che lo esorta ad inviare i pescatori del Tevere a pescare nel fiume e di farsi portare i rutto della pesca. I pescatori nelle acque del fiume anziché pesci vedono cadere nelle loro reti dei cadaverini di bambini affogati dalle loro madri che evidentemente si vogliono disfare del frutto di gravidanze illecite e li portano al Papa. Inorridito egli chiama ancora l’angelo che lo esorta ad erigere l’Ospedale. »
Sembra in realtà che sulla scelta del Pontefice abbiano pesato altre circostanze che tuttavia non cancellano l’esigenza di dotare la città di un vero ospedale.
«La versione storica ci dice Bergami – ricorda che dopo l’elezione al pontificato del loro zio, i nipoti di Innocenzo III si fanno erigere, verosimilmente con denaro dalle casse pontificie, un palazzo. È la Torre dei Conti, i cui resti si trovano tuttora tra la via dei Fori Imperiali e la via Cavour. Si tratta di un edificio nerastro, con fasce bianche trasversali, la cui parte superiore è completamente crollata durante uno dei terremoti di Roma. Per sedare il grande mormorio dei romani il Papa avrebbe fatto edificare l’ospedale”.