Ecocardiogramma – Con gli ultrasuoni il medico esplora come funziona il cuore
In altro articolo abbiamo visto come funziona, e a che scopo, l’elettrocardiogramma da sforzo. Oggi è il turno dell’eco-cardiogramma. Che cosa è, intanto? È una metodica diagnostica non invasiva che utilizza gli ultrasuoni per esplorare l’anatomia e la funzione del cuore. Rispetto ad altre metodiche ha il grande vantaggio di essere eseguibile anche al letto del paziente e di non produrre alcun disturbo o danno al paziente stesso. Il principio su cui si basa è la riflessione degli ultrasuoni da parte delle singole strutture del cuore. Gli ultrasuoni vengono emessi da un trasduttore (una semplice sonda, che viene appoggiata sul torace del paziente) e sono poi riflessi man mano che incontrano le varie strutture del torace. L’ecocardiogramma si compone di più fasi (l’analisi monodimensionale, bidimensionale e quella color-Doppler) che insieme per-mettono lo studio dettagliato delle strutture cardiache. Negli ultimi anni l’ecocardiografia ha sostituito progressivamente, nella diagnostica cardiologica, altri esami più invasivi. La “macchina” di cui ci si serve per questo esame è l’ecografo. È costituito da un corpo centrale con i comandi, da un monitor sul quale si visualizzano le strutture analizzate e da varie sonde. Con esso si possono visualizzare tutte le strutture cardiache. Questo esame ha dunque un ruolo fondamentale nella valutazione delle dimensioni e della funzione delle camere cardiache e di quella delle valvole. Nei pazienti che hanno subito un infarto miocardico permette di valutare la porzione del muscolo cardiaco che è stata danneggiata.
COME VIENE ESEGUITO? A torso nudo il paziente si sdraia sul lettino disponendosi sul fianco sinistro o sul dorso. Durante l’esecuzione dell’esame il paziente collabora assumendo posizioni che favoriscano la visualizzazione delle varie strutture car diache e talora lo si prega di trattenere il fiato, in modo da minimizzare il mascheramento delle strutture cardiache da par-te dell’aria contenuta nei polmoni. Attualmente in Italia l’esame viene eseguito da medici specialisti cardiologi, mentre in altri Paesi eseguono questo esame anche tecnici specializzati non medici. La competenza di chi esegue l’esame è molto importante.
QUANTO DURA, E A CHI SI RIVOLGE? L’esame dura generalmente una ventina di minuti, anche se in alcuni soggetti o in alcune condizioni particolari può durare anche più a lungo. L’esame è assolutamente innocuo e non vi è alcuna controindicazione alla sua esecuzione, neanche nelle donne in gravidanza. L’ecocardiografia può non essere urgente e quindi è programmabile, oppure essere necessaria in urgenza per pazienti in condizioni critiche, per i quali serve arrivare più rapida-mente possibile a una diagnosi. È un esame prezioso per soggetti che hanno avuto infarti miocardici, che soffrono di scompenso cardiaco, di problemi alle valvole cardiache o che fanno fatica a respirare. È utile nei controlli di pazienti precedente-mente sottoposti ad impianto di valvola cardiaca artificiale o a trapianto cardiaco. Risulta importantissimo perla conferma o l’esclusione di patologie cardiache, so-spettate in seguito al riscontro di un soffio cardiaco durante la visita medica. Nei pazienti con ipertensione arteriosa serve per valutare le conseguenze causate da questa condizione sulle strutture cardiache. Attualmente anche la diagnosi delle cardiopatie congenite e il loro controllo nel tempo viene eseguita quasi esclusiva-mente con questa metodica.
LIMITI DI QUESTA METODICA. In alcuni pazienti con malattie polmonari, come l’enfisema o la bronchite cronica, o in pazienti obesi o con una particolare conformazione toracica, la qualità dell’esame può risultare assai scarsa, per l’impossibilità degli ultrasuoni di penetrare adeguata-mente all’interno del torace. Esistono al-cune varianti della ecocardiografia cui fa-re ricorso a secondo dell’esigenza clinica. Sfruttando il fatto che all’interno del torace, l’esofago decorre dietro al cuore, si so-no sviluppate: 1. l’ecocardiografia transesofagea che si esegue inserendo attraverso la bocca una particolare sonda nell’esofago, da dove vengono poi ottenute le immagini del cuore. Si ottengono immagini di qualità nettamente superiore rispetto all’ecocardiografia classica e si ha inoltre il vantaggio di riuscire ad esplorare strutture altrimenti non visualizzabili; 2. l’eco-cardiografia da stress (detta ecostress): per valutare la presenza e la gravità di una malattia delle arterie coronariche (le arte-rie del cuore) si ricorre all’infusione di farmaci che lo dilatano o che aumentano il lavoro del cuore. Ultimamente si stanno diffondendo nuove tecniche come l’eco-contrastografia (che prevede l’infusione di mezzi di contrasto), e l’ecografia tridimensionale, che consente una rappresentazione del cuore nelle tre dimensioni.