Le parole del cuore
Non è infrequente che il cardiologo, a colloquio con un paziente, si renda conto della difficoltà di far comprendere esattamente il significato di un termine che frequentemente ricorre in una patologia cardiopatica. Proviamo a definire il senso delle “parole del cuore”
ARTERIOSCLEROSI: è un lento processo de-generativo che colpisce tutte le arterie. Con questo termine si intende un generico indurimento (sclerosi) e la conseguente perdita di elasticità delle pareti delle arterie: un fenomeno che compare con il progredire dell’età. Questo indurimento arterioso è la conseguenza dell’accumulo di tessuto connettivale fibroso a scapito della componente elastica nella parete arteriosa. Negli adulti, e soprattutto negli anziani, con la tendenza delle arterie a “invecchiare”, diminuisce quindi la loro efficienza nel convogliare il sangue ossigenato attraverso l’organismo.
ATEROSCLEROSI: è la forma più comune del-l’arteriosclerosi, ma tra questo termine e quello di cui abbiamo parlato prima corre una differenza, mentre di frequente essi vengono confusi. Per aterosclerosi si intende dunque un accumulo di sostanze grasse sulle pareti interne delle arterie. Questo accumulo è costituito in prevalenza da colesterolo, una so-stanza presente nel sangue e in tutte le cellule dell’organismo. La caratteristica dell’aterosclerosi sono gli ateromi. Così si definisco-no le placche che rivestono le superfici interne di vene e arterie. Esse sono costituite da depositi di grassi di vari tipi (colesterolo, fosfolipidi) e anche da piccole percentuali di tessuto fibroso. Le placche evolvono nel tempo; dapprima il contenuto predominante è quello lipidico e assumono un colore giallastro, quindi evolvono verso depositi sempre più grandi e consistenti, mutando il colore in bianco. Nello stadio avanzato si può osserva-re una degenerazione (necrosi) degli ateromi; inoltre il substrato lipidico può richiamare la fibrina, sostanza a composizione proteica, di natura filamentosa e insolubile, e dare origine quindi a trombi.
ANGINA: è una sindrome provocata dalla riduzione dell’apporto di sangue ossigenato al cuore. Il termine “angina pectoris” deriva dal latino e letteralmente significa dolore di petto: si tratta infatti di una sindrome clinica caratterizzata da un dolore generalmente localizzato al petto e/o al braccio sinistro, a carattere gravativo e costrittivo, non sempre molto violento, tipicamente precipitato dallo sforzo ed alleviato dal riposo o dall’assunzione sotto la lingua di una pillola di nitroglicerina (trini-trina) che il cardiopatico a rischio dovrebbe portare sempre con sé. Se la frequenza, l’insorgenza e la intensità del dolore sono prevedibili si parla di angina pectoris stabile, ed è una condizione cronica. Di fronte a un quadro meno prevedibile e crescente in termini di frequenza ed intensità del dolore si parla di angina instabile.
ISCHEMIA: si intende una situazione clinica caratterizzata dalla diminuzione della quantità di sangue, in relazione alla richiesta, in una zona dell’organismo, il cuore ad esempio. Ciò provoca, di conseguenza, uno scarso apporto di ossigeno. L’ischemia è caratterizzata, quindi, da uno squilibrio tra apporto e richiesta di ossigeno.
INFARTO MIOCARDICO: è la necrosi, cioè la morte, di una parte del tessuto muscolare cardiaco, conseguente a ostruzione prolungata di una arteria (una delle arterie corona-rie) che portano il sangue al cuore, con riduzione critica della perfusione dell’organo in una sua parte. La riduzione è acuta, ma il pro-cesso patologico a cui si accompagna può da-tare da tempo: la causa principale dell’infarto miocardico è, infatti, una trombosi; meno frequentemente, uno spasmo coronarico; entrambi gli eventi, tuttavia, si verificano preferenzialmente a livello di preesistenti lesioni di natura aterosclerotica della parete vasale. Trombosi e spasmo possono, peraltro, coesistere e influenzarsi a vicenda.