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LA “DOMUS ECCLESIAE” E LA BASILICA DI SAN PIETRO IN VINCOLI
La basilica di S. Pietro in Vincoli deve il suo nome alle catene, qui conservate, che, secondo la tradizione, furono utilizzate per legare S. Pietro durante la sua prigionia a Gerusalemme e nel Carcere Mamertino a Roma. Nel V secolo l’imperatrice Elia Eudocia ebbe in dono dal Patriarca di Gerusalemme le catene con le quali S. Pietro era stato imprigionato a Gerusalemme. L’imperatrice inviò le catene alla figlia, Licinia Eudossia, la quale volle donarle personalmente a papa Leone Magno. La Chiesa era già in possesso delle catene utilizzate per la prigionia di S. Pietro nel Carcere Mamertino, cosicché, quando il pontefice accostò le due catene, queste si fusero miracolosamente per divenirne una soltanto. A ricordo e celebrazione sempiterna del miracolo, nel 442 fu edificata la Basilica. Negli anni 1956-1960 il pavimento della navata centrale fu smantellato al fine di effettuare scavi archeologici che riportarono alla luce tutte le fasi precedenti al V secolo. Fu così che vennero rinvenuti una serie di edifici sovrapposti, appartenenti a “domus” aristocratiche di età repubblicana ed imperiale. In uno di questi ambienti fu innestata un’abside, realizzando in tal modo una grande aula absidata per la quale non si può escludere una funzione cultuale, probabilmente una domus ecclesiae: il primo edificio ecclesiastico fu realizzato sfruttando proprio tali strutture.
Al suo interno il Mosè di Michelangelo, uno dei più noti capolavori dell’arte italiana, esempio di grande maestria e incomparabile bellezza. La colossale statua, scolpita per ornare il monumento funebre che Giulio II aveva commissionato al Buonarroti, ritrae un maestoso Mosè seduto, con le Tavole della Legge sotto il braccio, mentre con l’altra mano accarezza la sua lunga barba, che secondo il Vasari fu scolpita con una perfezione tale da sembrare più “opera di pennello che di scalpello”. La basilica conserva opere di notevole pregio di artisti come il Pomarancio, l’affresco della “Liberazione di Pietro” del Domenichino, la Tomba dei due fratelli Antonio e Piero del Pollaiolo, decorata con le sculture che li rappresentano, un dipinto di Antoniazzo Romano che ha raffigurato la Processione del 1476 di Sisto IV per invocare la fine della peste.
APPUNTAMENTO MERCOLEDI’ 26 FEBBRAIO ORE 10.00 – PIAZZA SAN PIETRO IN VINCOLI, 4/A – DAVANTI LA CHIESA
CONTRIBUTO: € 7,50 (VISITA E AUDIORICEVENTI)